relazione Senpai / Kohai nella cultura Giapponese

La relazione Senpai(anziano)- kohai(giovane) nella cultura Giapponese


Come molti sanno, la società orientale, grazie agli insegnamenti confuciani, ha creato un sistema sociale basato sulle figure di Sempai e Kohai, termini costituiti dai kanji: Sen/Sem che significa prima o davanti, Ko che significa dopo o dietro e Hai che significa collega o compagno. Il Sempai è quindi il collega anziano o superiore che precede e guida i compagni impegnati nella sua stessa attività, mentre il Kohai è il collega giovane o inferiore, che segue il Sempai e da questi viene seguito, consigliato ed ammaestrato. Ai due termini prima citati si aggiunge anche Kiodai (fratello o pari grado) che indica colleghi o compagni allo stesso livello gerarchico. Tale sistema nasce, come detto, dagli insegnamenti di Confucio che Cina, Corea e Giappone hanno assimilato a tal punto da considerarlo in ogni rapporto quotidiano, che sia lavorativo, scolastico, di svago o sociale in genere. Il rapporto Sempai e Kohai varia a dire il vero in base alle tre nazioni prima citate: In Corea Sombe (Sempai) e Hube (Kohai) hanno un rapporto molto simile a quello giapponese pur peccando a volte di una esasperazione sul rispetto dovuto al Sombe. In Cina tale struttura è vista in una ottica paragonabile a quella di stampo familiare, istituzione che in tale paese è tradizionalmente tenuta in grande considerazione. In Giappone il rapporto Sempai-Kohai è molto sentito, tanto che tale rapporto vige in tutte le componenti della società, negli uffici come nell'esercito, nelle scuole come in qualunque gruppo di persone che si uniscono per uno scopo comune. A dire il vero illustrare tale rapporto è assai difficile a causa delle sue moltissime sfaccettature e per poterlo comprendere è necessario considerare che lo sviluppo sociale del Giappone è stato fortemente caratterizzato dall’isolamento geografico durato secoli, che ha permesso di mantenere pressochè invariate alcune tradizioni, e dalla scarsa superficie abitabile a disposizione della numerosa popolazione, situazione che ha fatto sì che venissero esaltate l’ordine, la legalità, la gerarchia, la disciplina e l’unità quali doti indispen-sabili per lo sviluppo e la prosperità della comu-nità. Poiché il benessere del gruppo era ed è considerato più importante rispetto a quello del singolo, il sottomettersi alla autorità ed adottare i comportamenti più idonei al progresso sociale non è vissuto come una coercitiva mortificazione della individualità ma, al contrario, come atto virtuoso. A differenza dell’occidente, dove il “gruppo” è visto come insieme di “singoli”, nel Giappone l’individuo si considera come parte di una comunità, e su questa fonda la propria posizione. Nelle presentazioni tra sconosciuti, prima di ogni cosa si specifica il gruppo (azienda, scuola, club) a cui si appartiene ed il proprio grado gerarchico, non per vanto ma per consentire all’interlocutore di rapportarsi nella forma gerarchicamente più corretta ed educata. La gerarchia non è vissuta quindi come supremazia/sottomissione, ma come modo di dividere ed individuare compiti, limiti e responsabilità di ciascuno, al fine di consentire al “gruppo” di operare nella maniera più armonica, disciplinata, efficace ed efficiente possibile. La forma sempai/kohai si basa su questo modello e rappresenta una forma comportamentale attiva in tutti gli aspetti della vita sociale giapponese. Nelle arti marziali, da Jigoro Kano in poi, furono adottate le gradazioni e colorazioni di cinture affinchè si potesse schematicamente identificare gli anni e la

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esperienza di pratica di ogni allievo iscritto dentro il Dojo. In realtà prima di tale gradazione vigevano solamente il rapporto sempai-kohai-kiodai. Però con l'apertura delle palestre al pubblico si senti la necessità di identificare con sicurezza il sempai, i kohai ed i kiodai di pratica. Per tali ragioni il grado (kyu/Dan) non è altro che un mezzo per poter indicare al kohai chi sono i sempai con cui poter allenarsi e nel contempo per poter indicare ai sempai chi sono i kohai a cui poter dare un aiuto per quanto concerne la pratica. Il kohai deve portare rispetto verso il suo sempai perchè come da una persona anziana, da esso può imparare. Però ancor maggiore ed importante è il rispetto che il sempai deve portare al kohai, perchè il sempai ha la responsabilità di dover indicare con il suo atteggiamento e con la sua esperienza, un modello da seguire per il kohai. Se il sempai si comporta male o fà degli errori, il kohai fà gli stessi errori, perché gli allievi sono lo specchio dei maestri ed i kohai sono lo specchio dei sempai. Molti hanno l'impellente desiderio di prendere gradi ed onorificenze per potersi mostrare in un certo qual modo superiori o più esperti nei riguardi dei altri e tale egoistico desiderio è talmente forte da portare a scordarsi a volte cosa significhi in realtà essere sempai. Prendere un grado non significa che si è superiori ad alcuni bensì è un mezzo per capire se stiamo progredendo verso noi stessi o meno. A volte però si notano gradi dan che rifiutano di praticare coi gradi kyu o lo fanno di malavoglia mentre in realtà i gradi dan dovrebbe correre verso i gradi kyu per restituire, in un certo modo, quello che loro in passato hanno ricevuto dai loro sempai. Questi "sempai" sono alla ricerca di altre onorificenze che darebbe a loro la possibilità di vantarsi nei riguardi dei loro kiodai e comportandosi in tal modo spogliano di ogni significato il termine sempai perchè la loro pratica è volta solo alla autoglorificazione e ciò è la morte del principio del Reishiki, fondamento delle nostre Arti. Cosa importa essere abilissimi, tecnicamente migliori se poi diamo cosi poco o nulla a chi viene dopo di noi? A cosa serve diventare importanti se poi a chi ci segue non lasciamo nulla? Un kohai impara dalle nostre azioni, il maestro\Sensei indica la strada, ma anche il sempai, essendo più anziano, la indica ai nuovi arrivati che spesso si rivolgono a lui piuttosto che al Maestro, per una sorta di timore reverenziale nei confronti del sensei. Se ci si autocelebra, i Kohai impareranno solo ad autocelebrarsi. Tutti noi siamo nel contempo sempai, kohai e kiodai rispetto a qualcun altro, ed è importante ogni tanto riflettere su questa condizione.

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